Qualche mese fa abbiamo già parlato di come sia possibile costruire una casa con la stampa 3D. Lo sviluppo dei materiali stampabili, grazie agli studi effettuati dai centri di ricerca delle aziende produttrici di malte cementizie, la realizzazione di macchinari da stampa idonei alle dimensioni importanti degli oggetti da stampare e, soprattutto, le differenti esigenze costruttive a cui fare fronte, sono tutti elementi che fanno in modo che questo settore di ricerca continui a progredire.

Nel post facevamo riferimento alle notizie sempre più frequenti riportate dalla stampa specializzata e non. Ponevamo, inoltre, l’attenzione sulle sinergie sempre più strette tra i molteplici attori potenzialmente interessati ad un simile sviluppo del settore edilizio. In particolare, poi, riportavamo due casi specifici, gli ultimi in ordine cronologico rispetto alla data del post. Nel primo, quello di New Story + Icon, la leva fondamentale del progetto era la volontà di dimostrare la veloce realizzabilità di soluzioni abitative a basso costo per fare fronte a esigenze di emergenza. Nel secondo, quello di 3D Housing 05, l’intento era quello di mettere a punto un sistema che potesse anche portare alla realizzazione di edifici concepiti per richieste particolari o che agevolasse l’accesso alla prima casa da parte delle famiglie meno abbienti.

Poi la ricerca, come detto, continua e arrivano notizie di nuovi casi di studio con differenti protagonisti a cercare di contendersi i più diversi primati.

Yhnova

A Nantes parte del territorio cittadino viene utilizzato per sperimentare soluzioni innovative che aiutino a concepire la città del futuro e a facilitare la vita di tutti i giorni. All’interno di questo scenario, il Nantes City Lab, il progetto Batiprint3D consorzia protagonisti del settore scientifico, industriale, socio-economico e dei servizi pubblici. L’obiettivo di questa sinergia è quello di portare a termine il primo esempio di social housing realizzato attraverso un sistema di stampa 3D.

Da queste premesse nasce Yhnova, un edificio di 95 mq costruito con l’impiego di un braccio robotico brevettato dall’Università di Nantes: il Batiprint3D. Il sistema prevede che un sensore laser guidi un braccio poliarticolato a partire dal piano delle fondazioni. Le istruzioni arrivano direttamente dal disegno digitale dell’edificio. La costruzione viene realizzata attraverso l’estrusione di un doppio strato di materiale isolante che funge da cassero a perdere per il getto di calcestruzzo. Il braccio robotico è montato su un veicolo a guida autonoma che gli consente di muoversi adattandosi alle limitazioni del luogo di costruzione. Questa libertà di movimento unita alla flessibilità del braccio snodato, consentono il tracciamento di pareti anche curve. La stratificazione della parete estrusa permette di ottenere ottimi risultati sia dal punto di vista termico che da quello acustico, oltre alla necessaria robustezza strutturale.

Il progetto prevede, al termine della costruzione, una fase di studio del comportamento dell’edificio per la verifica dei dati previsti in fase di progettazione. Terminata la verifica, l’alloggio sará prima utilizzato per la promozione di sé stesso, poi assegnato ad un nucleo famigliare secondo i canoni dell’edilizia sociale vigenti in città.

Project Milestone

A Eindhoven la collaborazione tra il Comune, la locale Universitá, imprese private e gestori immobiliari sta permettendo la realizzazione del Project Milestone. Si tratta del primo complesso residenziale stampato in 3D destinato alla vendita sul mercato immobiliare.

Il progetto consiste nella realizzazione di 5 edifici progettati per soddisfare tutte le esigenze di una clientela attenta alla sostenibilità dell’abitare.

Sono previsti tagli abitativi differenti, dall’abitazione monofamigliare fino all’edificio su tre livelli. La cosa più interessante, però, è che l’esperienza sviluppata durante la realizzazione di un edificio servirà ad implementare il processo di realizzazione degli altri. Così se per la prima casa è prevista la stampa dei setti murari in un luogo differente da quello della posa, durante lo sviluppo del progetto l’intera fase realizzativa sarà spostata in situ.

La miscela cementizia estrusa dal braccio robotico permette un alto grado di modellazione delle pareti. Questo ha consentito ai progettisti di plasmare gli edifici dando loro la forma di enormi pietre posate su fondazioni tradizionali. A giovarne è il loro inserimento in un ambiente, quello di Bosrijk, destinato dalla municipalità a diventare un nuovo insediamento residenziale dalla forte connaturazione naturalistica. In quest’ottica l’immagine del complesso abitativo sarà simile a quella di un gruppo di menir collocati in un ambiente boschivo.

Nuovi esperimenti edilizi con la stampa 3D
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